Jean Paul Gaultier, l’enfant terrible della moda, ha compiuto ieri 70 anni, ma noi lo festeggiamo anche oggi, ripercorrendo la sua carriera dall’inizio: da quando era assistente di Pierre Cardin, fino al 2020, quando dichiarò di ritirarsi completamente dal sistema. Spoiler: Non l’ha mai fatto davvero.
Gli esordi di Jean Paul Gaultier
Da quando, nel 1976, Jean Paul Gaultier ha lanciato la sua prima collezione, dopo essersi formato negli atelier di Pierre Cardin e Jean Patou, è stato un susseguirsi di rivoluzioni a sua firma, non solo nella moda ma nella definizione dell’immagine dell’essere umano contemporaneo o, ancora meglio, nell’affermazione delle personalità a prescindere dal sesso e dell’appartenenza sociale.
Sì perché Gaultier ha nettamente anticipato il dibattito sull’abbattimento delle distinzioni di genere: le sue passerelle, giudicate spesso sovversive, sono state casa del no gender e hanno ribaltato gli stereotipi tanto del macho man quanto della donna oggetto.
Ognuno dei capi di Jean Paul Gaultier può essere associato ad una rivoluzione, a cominciare dalla maglia marinière suo feticcio, apparsa per la prima volta nel 1983 e reinventata nel corso delle collezioni fino a diventare abito couture. A dimostrazione che la t-shirt a righe fosse tutt’altro che prerogativa dei marinai.
Si continua con la gonna da uomo, la stessa (o forse anche più rock) che oggi non stupisce su idoli musicali come Harry Styles, Mahmood o Damiano dei Måneskin ma che negli anni Ottanta suonava ancora scandalosa, nel guardaroba maschile.
Poco dopo, avviene la liberazione del corpo femminile firmata Gaultier attraverso il corsetto con seni conici, che ha assunto visibilità mondiale quando Madonna, nel 1990, lo ha indossato per il suo tour Blond Ambition. Portando la lingerie in primo piano con irriverenza, l’intenzione del couturier era superare gli schemi della sensualità tradizionale e conferire all’immagine femminile un’armatura tutta nuova, senza tabù.
Jean Paul Gaultier ha rappresentato la generazione di passaggio tra il vecchio mondo dei couturier e quello nuovo dei designer, Sin da subito ha capito l’importanza di mescolare i generi, è grazie a lui che la strada sale per la prima volta in passerella, il Folk si trasforma in sensibilità multietnica e la sua sfilata per la collezione ss1994 divenne epica.
Impiantato a Parigi e fieramente francese, Gaultier non ha mai nascosto la sua attrazione per Londra e la sua estetica punk, a partire dai corpi tatuati che ricreò, insieme all’azienda di Anna Maria Fuzzi di Cattolica, su tulle elasticizzato che sembrava pelle istoriata, da stratificare sotto gli abiti.
Quella di Jean Paul Gaultier è dagli esordi una moda improntata ad ogni forma di inclusività. Le sue icone di bellezza, uno su tutti il modello -musa Tanel Bedrossiantz, sono espressive di uno charme fluido, dove tutti possono indossare tutto, ma sempre dotati di un incredibile carisma.
Le fisicità sono curvy. Il profumo è unisex e se il flacone più famoso (Le male) porta anch’esso una maglia a righe, in Gaultier 2 il numero indica apertamente che la destinazione è per entrambi i sessi.
Jean Paul Gaultier e il cinema
La fonte di ispirazione e motore dell’attività dello stilista è da sempre il cinema. Il film Falbalas di Jacques Becker, della metà degli anni Quaranta, fece da impulso creativo per il giovane Jean Paul, nato nel 1952, che lo guardò appena adolescente e rimase impressionato dal défilé con i costumi di Marcel Rochas visti su quello schermo.
La guêpière, di cui a Rochas viene attribuita l’invenzione, diventerà un oggetto cult dell’estetica di Gaultier e quella sfilata un richiamo costante per i suoi futuri show in passerella. Un altro film legato a doppio filo al nome di Gaultier è Kika-Un corpo in prestito di Pedro Almodóvar (1993) per il quale ha realizzato gli stravaganti costumi di Victoria Abril.
Con il regista spagnolo, il creativo ha collaborato anche in La mala educación nei primi anni Duemila mentre con Luc Besson ha concepito gli abiti di Il quinto elemento con Milla Jovovich e Bruce Willis (1997).
L’intreccio costante della carriera di Jean Paul Gaultier con il cinema è stato testimoniato recentemente da una mostra alla Cinemateca di Parigi da lui stesso curata, un personale racconto degli abiti che ne hanno fatto la storia, unendo sue creazioni a costumi iconici. Cimentandosi da regista teatrale, nel 2018, Gaultier aveva animato il palcoscenico delle Folies Bergère a Parigi con uno stupefacente Fashion Freak Show.
Sulle passerelle di Jean-Paul Gaultier hanno sfilato tutti, i belli e i brutti, i magri e i grassi, i giovani e gli anziani. Paladino della diversità ante litteram e pioniere della fluidità di genere, Gaultier ha abbattuto le barriere tra maschile e femminile, mescolando i guardaroba di lei e di lui, dando potere alle donne, senza necessariamente toglierlo agli uomini, in questo modo ha rappresentato la generazione di passaggio tra il vecchio mondo dei couturier e quello nuovo dei designer.
70 anni di genio, creatività e ribellione che hanno cambiato l’industria della moda grazie a un approccio unico e umanista nell’esprimere la verità delle norme di genere nella società. Una verità, quella di Jean Paul Gaultier, che non ha avuto paura di riflettere in modo impenitente fin dagli anni ’80 col suo marchio, quando portò in passerella la “scandalosa” gonna da uomo come parte della sua collezione ‘And God Created Man’ nel 1985, ma non solo.
Nel corso di 50 anni di moda ha ignorato i tradizionali ruoli di genere, abbracciando l’androginia e la libertà della sessualità, lo stile sensuale e irriverente di Jean Paul Gaultier ha continuamente sfidato nel corso della sua carriera qualsiasi tipo di stereotipo e idee convenzionali di moda e bellezza, perchè come ha sempre detto: “La moda riguarda il tuo aspetto, che si traduce in ciò che vorresti essere”. Buon Compleanno.